…Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.

La madre incallita come un facchino, o tenera
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli; la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.

E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida, che puzza di rancio
furerie e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
è lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in un tipo d’esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare)…
»
(da Il Pci ai giovani! di Pier Paolo Pasolini)

I fatti di cronaca più importanti della storia recente italiana come “Gli anni di piombo”, le proteste di piazza, il rapimento Moro, la banda della Magliana, il clan dei Marsigliesi, l’anonima sequestri e tanti altri avvenimenti e personaggi che hanno rimepito pagine e pagine dei giornali, per la prima volta raccontanti da chi stava “dall’altra parte della barricata”, nelle fila della polizia.
Quarantanni di verità è il racconto di Elio Cioppa, che è stato, tra l’altro, il capo della sezione antirapina e antisequestri di Roma, svolgendo il ruolo di Vice Questore Vicario. Cioppa racconta ad un amico, Giulio Saraceni, alla sua prima esperienza narrativa, frammenti di vita vissuta, storie già raccontate dalle pagine dei giornali e da altri organi di informazione, arricchiti in questo libro con particolari inediti, taciuti dai protagonisti perché scomodi o, talvolta, semplicemente perché stranamente curiosi o ridicoli. Ne viene fuori uno spaccato di vita inedito. Storie di rapine e rapimenti, proteste di piazza e cariche della polizia, arresti e irruzioni, talvolta anche imbarazzanti. Ma anche storie di personaggi del mondo del crimine nostrano, quasi leggendari, come i poliziotti corrotti della “Uno bianca” o i Vallanzasca, Licio Gelli, Nicoletti, ma anche un inedito Giammaria Volonté e tantissimi altri nomi noti al grande pubblico, venuti in contatto con Cioppa nel corso della sua carriera.
Quarant’anni di cronache logicamente non possono essere raccontati in un libro, ma qualcosa su quegli anni sì e, nel caso specifico, è un qualcosa di inedito proprio perché narrato da un punto di vista nuovo, la cronaca raccontata da chi l'ha fatta, il mondo della malavita da chi l’ha combattuto, da chi, suo malgrado, pur consapevole che stava facendo il proprio dovere nel proteggere i cittadini, in quegli anni non era sempre ben visto dalla gente.
Per questo motivo l’analisi del libro è stata aperta da una citazione della poesia di Pier Paolo Pasolini “Il Pci ai giovani!”, che narra i famosi scontri che avvennero tra i movimenti studenteschi sessantottini ed i celerini a Valle Giulia. Un brano citato non tanto per rievocare l’episodio di cronaca in sé per sé, ma per estrapolarne il concetto pasoliniano che può essere adattato a ciò che emerge dal viaggio percorso dal lettore sfogliando le pagine di Quarantanni di verità. Attraverso la lunga intervista fatta da Saraceni a Cioppa infatti, vengono alla luce le ragioni, i perché di certi comportamenti, di certe azioni, a volte impopolari, intraprese dalla polizia dell’epoca; ma soprattutto si entra in contatto con la mente del Cioppa poliziotto, con le sue congetture, le sue intuizioni, le sue teorie su fatti e persone, il tutto finalizzato ad agire, decidere strategie e provare l’umana paura di chi ogni giorno rischia la vita.
L’AB Com edizioni inaugura con questo libro una nuova collana scritta da protagonisti che costituiscono una autorevole "voce del tempo".

Non è facile raccontare quarant'anni di storia – hanno spiegato- gli editori nonché ideatori del libr –- ma come recita il titolo di questo scritto abbiamo cercato di raccontare i " fatti" piccoli e grandi che hanno segnato quasi la metà degli anni del secolo scorso, nella loro semplicità, senza dietrologie. Abbiamo voluto, per quanto è possibile, contribuire alla verità su quei fatti senza fumisterie e pretenziosità intellettualistiche. Siamo certi che questo libro aprirà dibattiti e discussioni: ben vengano, in quanto ciò è il sale della democrazia, quella " cosa" che il nostro protagonista ha difeso con tanto impegno, in assoluta buonafede. (citazione dalla prefazione)