Francesco Petrarca (1304-1374)
Reinventare la tradizione classica proiettandosi nel nuovo
Nato ad Arezzo, luogo di rifugio del padre in seguito all’esilio da Firenze, Francesco Petrarca rappresenta la prima figura di intellettuale moderno. Rispetto all’età immediatamente precedente dove gli uomini di lettere erano legati ad una patria municipale da vincoli morali e politici, il Petrarca è totalmente dedito alla letteratura e di questa fa il suo mestiere. Lontano dai dibattiti di appartenenza politica, guarda a questi temi da una prospettiva cosmopolita grazie alla notorietà e alla sua particolare bravura, che lo rendono conteso dai potenti.
Elemento portante della sua arte è il fascino attuato dalla tradizione classica vista come un corpus da cui attingere tramite una sorta di procedimento metabolico che consenta di passare dalla mimesis alla rielaborazione personale. Importante è il suo conciliare l’età classica con il pensiero cristiano, da non considerarsi in antitesi ma passibili di reciproco scambio: da una parte la rivalutazione dell’uomo con i suoi valori positivi e dall’altra l’affermazione del divino e della dottrina escatologica.
Il suo percorso umano, nonostante i successi, è travagliato e segnato da un insanabile dissidio interiore oscillante tra una concezione cristiana e medievale della vita che rifuggiva il piacere e le vanità umane, e la dolcezza delle gioie terrene. Questo tormento caratterizzerà la maggior parte dei suoi scritti, dal Canzoniere al Secretum all’Epistolario tingendo di sfumature malinconiche ed elegiache la sua produzione letteraria.
La prosa latina è alla base del Secretum meum, opera composta sul modello delle Confessioni di Sant’Agostino e diffusa postuma da parenti e amici, dove la sofferenza interiore è resa da un dialogo tra il poeta e Agostino che dovrebbe permettere all’autore di trascendere dalle passioni terrene. In realtà il libro si concluderà con l’incapacità dell’autore di rinunciare ai suoi due grandi temi esistenziali: l’amore per Laura e il desiderio di gloria.
Sullo stesso piano di profonda meditazione esistenziale è da considerarsi il Canzoniere, o più precisamente il Rerum vulgarium fragmenta: non una semplice storia d’amore non corrisposta ma attinente ad una serie di tematiche fondamentali per l’autore quali l’esigenza di assoluto, la precarietà dell’uomo, l’utopica congiunzione di umano e divino. L’inconciliabilità di questi aspetti sul piano del vissuto sarà risolta da Petrarca sul piano formale attraverso una ‘distaccata saggezza’ tanto perseguita in vita e mai raggiunta, riscontrabile nello stile compositivo nitido, elegante e perfettamente limato.
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