Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira
“Sostiene Pereira”: con questo controcanto armonicamente presente nell’interezza della narrazione Antonio Tabucchi riesce a distaccarsi dal racconto attraverso un ingegnoso uso della terza persona parlando del regime salazarista in Portogallo, quel Portogallo in cui decise di trascorrere gran parte della sua vita.
Critico, traduttore e scrittore è il primo a determinare la diffusione della scrittura di Fernando Pessoa a cui dedica una vita di studi. Esperto di Letteratura portoghese si dedica anche all’attività politica tanto da impegnarsi insieme ad alcuni amici giornalisti (Maurizio Chierici, Marco Travaglio e altri…) nella creazione del giornale indipendente “Il fatto quotidiano”.
Sostiene Pereira è il romanzo che rende Antonio Tabucchi famoso: edito nel 1994 con Feltrinelli narra la storia di un giornalista, un uomo ancora innamorato della moglie perduta da poco, che sceglie durante il regime di Salazar (1934) di lasciare la cronaca per dedicarsi alla più mite letteratura, lontano da implicazioni politiche e questioni di regime. L’incontro con Monteiro Rossi giovane giornalista dalle parole sferzanti, gli farà rivalutare la sua scelta di vita sino alla svolta: l’impegno attivo nel tessuto sociale tramite un ultimo impegnato articolo.
Pereira può raffigurare l’eroe tipico da bildungsroman che evolve nel suo agire e nel suo pensare ricercando nuovi valori e strade da percorrere, primo fra tutti il ruolo della letteratura – nella quale si potrebbe forse ravvisare la trasposta opinione d’autore – che si trasforma e diventa appieno parte della storia, del percorso della società.
Se loro avessero ragione la mia vita non avrebbe senso, non avrebbe senso aver studiato lettere a Coimbra e aver sempre creduto che la letteratura fosse la cosa più importante del mondo, non avrebbe senso che io diriga la pagina culturale di questo giornale del pomeriggio dove non posso esprimere la mia opinione e devo pubblicare racconti dell’Ottocento francese, non avrebbe senso più niente, ed è di questo che sento il bisogno di pentirmi, come se io fossi un’altra persona e non il Pereira che ha sempre fatto il giornalista, come se io dovessi rinnegare qualcosa.
di Carmela Pierini [Leggi i suoi articoli »]
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