Le prove di maggior successo di poema epico di chiara ispirazione cantarina sono le opere di Luigi Pulci e Mattia Boiardo, ovvero rispettivamente il Morgante e l’Orlando innamorato.
Nata nell’ambito della corte ferrarese, l’opera di Boiardo tratteggia con malinconia il mondo cavalleresco medioevale idealizzandolo alla luce delle aspettative dei destinatari estensi ed evidenziando i valori tipici del mondo feudale: coraggio, cortesia, lealtà e gentilezza. La lingua è quella precedente alla rivoluzione bembesca con una chiara matrice padana.
Totalmente differente l’opera del Pulci che potrebbe essere definita come l’esito comico della tradizione cantarina: partendo dal Cantare di Orlando opera popolare del Quattrocento, il Pulci rielabora le vicende in Oriente di Orlando e del suo amico Morgante (gigante saraceno convertito) attraverso uno scritto parodico e iperbolico che si beffa dei valori decantati dal Boiardo, innestando nella tradizione cantarina depurata e nobilitata l’esperienza comico-giocosa, utilizzando il fiorentino vivo e parlato, indenne in ambito locale alla teorizzazione bemebiana.