Un immenso casale chiamato Araucaíma (probabilmente il sostantivo “Araucaíma” è un acrostico formulato dallo stesso Mutis. Esso deriva da Arauca, il fiume latinoamericano che bagna l’omonima provincia della Colombia nordorientale, al confine con il Venezuela; la desinenza “íma” richiamerebbe i paesi della memoria del poeta: Tolima, Anolaima, Zazaima e altri villaggi della geografia colombiana dove Mutis trascorse la sua infanzia.), isolato nella campagna tropicale e sospeso nel tempo, è abitato da sei personaggi molto particolari che vivono la loro quotidiana e gradevole routine: il guardiano, il proprietario, il servo, il frate, il pilota e infine l’unica donna, la Machiche, opulenta e lussuriosa. Un giorno il loro equilibrio è sconvolto dall’arrivo di Ángela, una giovane modella protagonista di un cortometraggio pubblicitario di un hotel nelle vicinanze: la giovinezza della ragazza risveglia tra i membri della casa il fuoco del desiderio, la passione e il gioco sessuale. Incuriosita e attratta dalla casa, la ragazza finirà per integrarsi ad essa: viene accolta le prime due notti nella stanza della Machiche, ma incontra ben presto il pilota, che risveglia la sua carica sensuale; ha una passionale relazione con il frate fino a quando il servo, incitato dall’invidia del proprietario, la seduce. La sua giovinezza inizia a seminare gelosia tra gli abitanti della casa e sconvolge l’ordine stabilito. La Machiche, «consapevole della rottura degli equilibri nel microcosmo della mansión a causa dei legami con la ragazza, decide di vendicarsi di lei: la conquista, la possiede, le fa abbandonare ogni altro interesse e, dopo averla catturata nelle più recondite emozioni e passioni erotiche, la abbandona con indifferenza» (p. 237). La tragedia che si consuma alla fine è solo una conseguenza dell‟infrazione di un ordine prestabilito per cui «gli eventi sfociano in una serie di assassinii mossi dal torrente esasperato della passione» (p. 238): l’intrusione di Angela spingerà la stessa al suicidio, causando una morte dopo l‟altra e la casa resterà abbandonata a se stessa.

Il breve testo de La Mansión de Araucaíma, lungo appena quaranta pagine, si struttura in modo abbastanza semplice e relativamente lineare. Esso nasce come racconto, ma viene rielaborato come sceneggiatura per un film proposto dallo stesso Buñuel [...]. Mutis struttura il racconto in tredici quadri brevi e completi, volutamente a-narrativi, secondo quattro categorie: i personaggi – e i sogni di alcuni di essi –, la casa, i fatti e il funerale. Come fa notare Julio Oracilegui vi è una certa discordanza tra l’ordine della storia e l’ordine del racconto: ci ritroviamo dinanzi al classico caso in cui la fabula non corrisponde all’intreccio a causa dei numerosi fenomeni di anacronia riscontrati nel testo: [...] Genette le definisce “prolessi ripetitive”, perché hanno un ruolo di annuncio, esse sono evidenti a partire dalla presentazione del primo abitante della mansión, il guardiano; l’allusione alla tragedia o al sacrificio finale si noterà, comunque, in tutti gli altri personaggi descritti: una tragedia preannunciata dal primo momento dunque, quella che verrà narrata nella sezione intitolata Hechos. Come nota Olaciregui, tutto il racconto si costruisce sullo scarto che esiste fra le anticipazioni degli avvenimenti e lo svolgimento degli stessi: il tempo nella narrazione dei fatti è più “condensato” e gli avvenimenti hanno in questo modo un ritmo più rapido. [...]
L’ingresso della giovane Ángela nella mansión costituisce la disobbedienza ad una interdizione, la violazione di un patto stabilito tra gli abitanti.

La presenza di un guardiano che ha le chiavi di tutte le porte – non a caso egli è il primo personaggio ad essere presentato e descritto nell-opera, prima dell'ingresso nella casa-opera – e il divieto di entrare per gli “estranei” hanno la funzione di proteggere l’armonia interna raggiunta dai membri della mansión. Essi costituiscono oramai una società gerarchizzata formata da diverse figure: il proprietario terriero, il soldato, il parroco, la prostituta, lo schiavo e infine il pilota, personaggio appartenente al mondo moderno, come osserva Olaciregui: proprio perché egli “non serve a nulla” – come dirà nella storia –, si integra bene nella parodia del mondo feudale costruito da Mutis attraverso tale racconto.

Tratto dalla tesi di Gilda Igneo