L’analisi delle Prose della volgar lingua di Bembo nella tesi di Maurizio Faella si focalizza sul solo Primo libro perché finalizzata a presentare non le problematiche linguistiche e grammaticali della lingua ma le discussioni letterarie che su uso e scrittura emergono dal testo.
Pietro Bembo rientra perfettamente tra gli esponenti dell’alta maturità artistica raggiunta dai prosatori veneziani del Cinquecento: il tema della lingua da usarsi nelle opere d’arte diventa un argomento di primaria necessità per il cardinale veneziano che, come l’attenta analisi dell’epistolario condotta nella tesi mostra, matura nell’animo dell’autore anni prima rispetto all’effettivo compimento del lavoro.
Un’ampia sezione sul dibattito critico moderno chiude l’elaborato suggellando con una valida bibliografia l’attenzione mostrata nell’indagare motivi e direzioni di quella che è stata definita come la prima “grammatica” italiana.