«L’Io è dunque una zona di frontiera nella quale si incontrano la dimensione meta riflessiva e quella sociale, meno ampia e limitata rispetto alla prima. Una trincea di conflitti tra la sfera interiore dell’essere umano e quella esteriore, collettiva e condivisa con gli altri individui appartenenti al suo gruppo».
Con queste parole l’autore della tesi, Fabio Olivieri, spiega il passaggio dalla sfera individuale a quella collettiva, per collegarsi agli strumenti narrativi che portano l’esperienza dell’Io ad essere condivisa con il mondo esterno.
In questa direzione la tesi offre una struttura tripartita che parte dall’analisi dell’autobiografia, dal primo uso del termine nell’antichità sino alla sua definizione di genere grazie allo studio dell’opera di Russeau fatta da Philippe Lejeune che con il suo patto autobiografico apre la lunga disamina che la critica letteraria ha avuto e continua ad avere sul tema.
Dopo l’impianto teorico della prima sezione, la tesi sviluppa il processo psicologico che sottende alla creazione di storie che nascondano una matrice personale secondo le teorie di Bruner e Smorti sino a terminare la ricerca attraverso la somministrazione di interviste di indagine autobiografica.