La scuola superiore ti sembra lontanissima e così anche il momento di scegliere cosa fare all’Università e “se” fare l’univeristà. Eppure dopo soli tre anni di studio, più o meno disperato, sei arrivato alla fine di quel percorso intrapreso un po’ per caso o perché già ti vedevi nelle aule universitarie a spiegare versi danteschi. Certo, si sa, la laurea in Lettere non è la scelta più immediata e naturale per chi si affaccia alla società attuale incentrata – anche un po’ giustamente – sull’economia. Eppure tu quel giorno, dopo gli esami di maturità, sentivi un’irrefrenabile voglia di varcare la soglia di un ateneo tenendo in mano la Letteratura – con la L maiuscola.
Ma ora, dopo tre anni che fare? Che fare di questa laurea breve fine di un percorso, ma in definitiva, solo inizio di un altro?
Eh sì, perché in Italia, dobbiamo dire la verità, il mercato del lavoro non è molto orientato a prendere un un laureato di “soli tre anni” se allo stesso prezzo può averne uno già specializzato.
Questo in teoria, anche se guardando bene e cercando in internet si può intuire che, per lo meno iniziando uno stage, la laurea specialistica non è indispensabile.
E si sa, lo stage è lo step fondamentale per iniziare a lavorare.
Allora perché, nell’attesa di decidere “cosa fare da grandi”, non provare a farsi esperienza? È quella che conta: conta avere sì un percorso di studi adeguato ma ancora di più poter arrivare il – prima possibile – con un bagaglio di competenze pratiche, che solo l’esperienza offre.

Se ti piace scrivere, essere sempre in giro e informato dei fatti, allora prova ad offrire la tua collaborazione ad un giornale, magari di provincia dove è più semplice inserirsi con poca esperienza. Ricorda però, che per far valere la tua collaborazione al fine di ottenere il patentino da pubblicista, dovrai raccogliere un numero preciso di articoli – variabile a seconda della periodicità del giornale – e dimostrare con fatture o ritenute d’acconto di essere stato retribuito (anche un minimo!). Il patentino è il primo passo per far parte, in modo ufficialmente riconosciuto, del giornalismo prima di entrare nell’ordine

Altra possibilità per chi è da sempre rivolto alle public relations è organizzare eventi: entrare nel settore comunicazione come “account” per aziende o agenzie di comunicazione. È un lavoro dinamico adatto agli estroversi: creare reti di contatti tra clienti diversi, offrire servizi e trovare giuste locations.

L’introspezione e l’analisi sono il tuo forte? La laurea in Lettere, se ben sfruttata, ha potenzialità trasversali: ti permette di acquisire metodo critico e propensione alla riflessione due caratteristiche adatte al mondo dell human resources, sia come formatore che selezionatore. Ricorda: ogni azienda medio-grande ha un comparto o un ufficio addetto alla selezione del personale, dunque, potenzialmente, potresti candidarti per un numero elevato di posti!

Ovviamente l’ambito umanistico ha in sé un motore creativo preponderante: perché non convogliarlo per creare claims pubblicitari, testi per comunicati stampa destinati ai vari mezzi di comunicazione, materiale di supporto alla vendita? È questo il compito del “copywriter” che insieme all’”art director” sviluppa strategie pubblicitarie.

Ovviamente non possiamo tralasciare uno dei più classici mestieri da “letterati”: il redattore editoriale, colui che impagina – a volte – e corregge le bozze dei volumi prima che questi vadano in stampa. Contattare case editrici e studi editoriali per fornire la propria collaborazione, magari come stagisti, può essere un tentativo che val la pena di fare: è un lavoro le cui competenze si acquisiscono con la pratica anche perché molti parametri del lavoro sono stabiliti dalle diverse scelte editoriali effettuate dagli editori.

Ma la laurea in Lettere è anche luogo di tradizione, persino lavorativa e pertanto da questa carrellata di possibilità, non può mancare l’insegnamento, la risposta che tutti – bene o male – si sentono dare quando chiedono “Cosa posso fare dopo la laurea in Lettere?”.

Ebbene in questo caso c’è bisogno di un consiglio preliminare: l’insegnamento non deve essere preso come un ripiego, ma come una vera e propria missione. L’iter accademico e burocratico è lungo, dunque non pensate di improvvisarvi futuri docenti, ma aspettate il prossimo articolo di approfondimento per avere qualche dritta in più.