In un mondo dove l’astuzia, spesso e purtroppo, fa la differenza, il racconto di Jane Austen Lady Susan sembra essere quanto mai attuale.
Scritto negli ultimi anni del 1700 in forma epistolare, è stato recentemente ristampato in un’agile versione economica da parte della Newton Compton editori. Novantanove centesi di secolo diciottesimo che ben valgono qualche ora di amara riflessione.

La storia di una vedova non più troppo giovane e neppure benestante, è raccontata attraverso 41 lettere dai diversi autori. La forma epistolare con scriventi e destinatari sempre diversi, è vincente per svelare gli intrighi della calcolatrice lady Susan Vernon e leggere il parallelo sgomento dei malcapitati di turno.

Amante della vita mondana e dei divertimenti, ma priva di mezzi economici e per di più con una figlia adolescente da sistemare, l’astuta lady Susan cerca con tutti i mezzi a sua disposizione di ottenere quel che vuole: senza esclusioni di colpi e calcolando con precisione ogni mossa, parola e sorriso tenta di piegare le sue “vittime” a suo piacimento, facendo intendere quel che non c’è e mostrando quel che non è vero.

Gli uomini, suo obiettivo principale, escono spesso perdenti dalle sue macchinazioni: abbindolati - per lo più - da battiti di ciglia e sorrisi a convenienza, parole ardite e palpiti misurati.
Più che un’eroina lady Vernon - che nel racconto gode anche di un’estimatrice, amica e confidente, tanto per mettere in evidenza che di furbi il mondo è pieno - è l’apoteosi del disvalore: una piccola (in senso morale) soubrette d’altri tempi che cerca di accalappiarsi uomo e castello, tra una tazza di té e una figlia da maritare. Per denaro, ovviamente.