La tesi offre un’analisi dettagliata dell’edizione critica delle Rime di Dante approntata nel 2002 dal critico Domenico De Robertis, su prosecuzione degli studi iniziati da Michele Barbi e in parallelo trattati da Gianfranco Contini.
L’edizione di De Robertis ha suscitato riscontri contrastanti, come per esempio l’ottima accoglienza da parte di Carla Molinari che vede nell’opera «una grandiosa impresa filologica» in opposizione a Guglielmo Gorni che osserva nella raccolta del 2002 un sovvertimento poco credibile della vulgata.
In effetti la caratteristica preponderante dei volumi di De Robertis, rispetto alle edizioni precedenti, è l’esclusioni di un criterio di ordinamento storico che veda le composizioni procedere in parallelo con la vita di Dante, come era stato fatto da Barbi e Contini. In aggiunta a questo il critico mostra un’attenzione peculiare nel non voler definire le rime come Canzoniere proprio perché assente una riconosciuta volontà dantesca di unificare i vari componimenti.
Una tesi che con il pretesto di presentare l’edizione critica di De Robertis propone un storico dettagliato sulle posizioni assunte dalla critica nei confronti della produzione dantesca non tralasciando però di dedicare un intero capitolo all’analisi delle varianti d’autore presentate con un piglio volto a esprimere opinioni personali ben chiare.