La prima metà della vita di Dante Alighieri si attua nel clima della Firenze comunale, ricca di scontri e fazioni, ma poi nel 1301 l’esilio a cui è costretto assume un’incidenza fondamentale sia come esperienza di lacerazione affettiva che come occasione di ampliamento dell’esperienza politica sino a qual momento portata avanti.
L’attività poetica dell’autore nel periodo fiorentino parte, per poi immediatamente allontanarsi, dal clima stilnovistico che raggiunge peculiarità innovative nella Vita Nuova. Accanto a quest’opera di lode pura e disinteressata verso Beatrice, vi è un’ampia produzione di Rime dai temi più vari, definite extravaganti perché non ordinate in una raccolta sistematica e dalla difficile cronologia. In esse si ravvisa lo ‘sperimentalismo’ oltre che di temi anche di registri e stile tanto da far parlare di ‘polilinguismo’ (Contini).
In seguito all’esperienza per certi versi traumatica dell’esilio, Dante si interroga sul senso dell’ingiustizia subita e sulle funzioni del letterato: con il Convivio viene concepita un’opera di divulgazione dottrinale e morale destinata a un grande pubblico tanto da necessitare l’uso di una lingua di ampia diffusione, il volgare, poi utilizzato anche per la Commedia che in questi primi anni del ‘300 andava già componendo.
L’uso del volgare diventa il tema di un’altra opera, scritta in latino (perché destinata a un pubblico colto) il De vulgari eloquentia in cui si sommano questioni di linguistica, retorica e critica letteraria
L’attività politica a lungo esercitata e la tensione etica, anima del suo fervore artistico, portano Dante a intervenire nel dibattito politico prendendo una posizione sulla questione della supremazia del potere temporale o spirituale, molto dibattuto in quei tempi. Nel Monarchia teorizza la necessità dell’Impero come garante di pace e benessere per l’individuo, contrastando le tensioni politiche che vedevano gli stati nazionali e i comuni, moltiplicatori di interessi e poteri. Tuttavia nel terzo libro dell’opera il poeta non si esime dal subordinare l’imperatore al pontefice così come la felicità terrena è subordinata a alla beatitudine celeste.
Motivi politici, questioni dottrinali, esperienza biografica e problematiche di un’epoca trovano infine compimento nella Commedia, notoriamente suddivisa in tre cantiche ed edita a stampa per la prima volta nel 1472.