“Una banda di idioti” è stato più volte definito come un tesoro sommerso della letteratura nordamericana del secolo scorso. Questo capolavoro sarebbe rimasto chiuso in chissà quale cassetto di casa Kennedy Toole se non fosse stato per la testardaggine della madre dell'autore, che non dandosi pace per la prematura scomparsa del figlio, morto suicida a soli 32 anni, cominciò a far leggere il manoscritto del romanzo a professori universitari e responsabili editoriali. A scoprire la grandezza di questo libro fu un professore di letteratura inglese del Loyola College di Baltimora, tale Walker Percy, che contattato telefonicamente dalla signora Kennedy Toole nel 1976, accettò di leggere questo romanzo, non senza perplessità. Il professore si accostò con scetticismo al manoscritto illeggibile che gli aveva inviato questa strana signora della Louisiana, ma fin dalle prime pagine dovette ricredersi: “Ho tra le mani Ignatius Reilly, un tipo che non assomiglia a nessun altro personaggio della letteratura che io conosca .” Si rese conto di avere tra le mani un grande romanzo, che ribaltava i valori della letteratura americana degli anni '50 attraverso l'ironia e il gusto del grottesco. Una volta dato alle stampe, il successo di questo libro non conobbe fine, tanto che nel 1981 vinse il Premio Pulitzer per la narrativa, e oggi, a quarant'anni dalla sua scomparsa, con solo due libri all'attivo, si può considerare Kennedy Toole tra i grandi della nuova letteratura americana.

Tutta la vicenda è incentrata intorno ad Ignatius Reilly, un grasso e goffo trentenne, con lo spirito rivoluzionario del professor Sinigaglia interpretato da Mastroianni ne “I compagni”, l'inquietudine di Holden e la presunzione di Arturo Bandini. Con tutti questi personaggi ha anche in comune il fatto di vivere ai margini della società, ma, a differenza dei suddetti, Ignatius non è per niente affascinante, anzi è disgustoso! E' un disadattato che a trent'anni continua a vivere sulle spalle della povera madre anziana, assuefatto dalla televisione, petomane e con poca cura dell'igiene personale. Ignatius è alla continua ricerca di un lavoro, perché ogni volta che comincia a lavorare da qualche parte aizza tutti gli impiegati contro i padroni oppure contesta e si burla delle regole del mercato, siano esse quelle delle grandi fabbriche di tessuti della Louisiana o del camioncino che vede hot-dog per strada.
La storia è ambientata nei sobborghi di una fredda e fumosa New Orleans di fine anni '50. Ignatius si muove ai margini dell'American Dream, tra afroamericani, spogliarelliste e migranti italiani che provano a farsi spazio nella società, ma tutti con scarsi risultati, dando così vita a storie divertentissime che s'intrecciano con quella del protagonista. Proprio grazie a questo contorno così grottesco il Ignatius emerge, perché, nonostante i numerosi fallimenti, è un personaggio geniale, che riesce sempre a seguire il proprio istinto di sopravvivenza, ottenendo il massimo facendo il contrario di quello che la società si aspetta da lui. Pare che per il titolo del libro Kennedy Toole si fosse ispirato, al noto aforisma di Jonathan Swift che affermava: "quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui" . Così il lettore sin dalle prime pagine sta dalla parte di Ignatius, rendendosi conto di essere di fronte a un personaggio unico della storia della letteratura: è impossibile non provare simpatia per questo omaccione un po' filosofo, un po' rivoluzionario e un po' bambino.

di Gabriele Nero