Lezioni di Regia edito da Einaudi è una raccolta di appunti delle lezioni che Sergej Michajlovic Ejzenstein teneva presso l’Istituto di cinematografia, tra il 1932 e 1933, per avvicinare ai meccanismi dell'arte registica. Questo volume, che riunisce l'eccezionale esperienza creativa del regista russo e l'esperienza storica di una delle più innovative stagioni del cinema mondiale, ha acquisito un’importanza rilevante in quanto raccoglie le spiegazioni di un regista tra i più influenti della storia del cinema. Questi appunti sono arrivati fino a noi grazie a un suo allievo, Niznij, che li ha trascritti e pubblicati nel 1953. Il volume ci offre un importante studio delle varie fasi di regia, dalla soluzione registica, proseguendo per la messa in scena, la scansione filmica, l’inquadratura e infine i problemi di composizione. Per la soluzione registica l’insegnante propone ai suoi allievi il romanzo di Balzac, Père Goriat. Fin da subito notiamo l’approccio con cui il regista si pone dinanzi al testo che sarà trasposto in pellicola. Questa fase è di grande interesse, in quanto bisogna valutare attentamente le scelte dell’autore del romanzo. Difatti, se il regista non vorrà alterare il significato della narrazione, dovrà districarsi nel modo migliore trasmettendolo in senso figurativo attraverso i mezzi cinematografici.
La fase successiva è la messa in scena, la pianificazione dell’azione. Questa ha un influenza molto forte per la riuscita del film. Ogni singolo elemento rafforzerà il significato del film o ne muterà gli avvenimenti. Ejzenstein spiega, quindi, quanto la scenografia sia importante per la determinazione dell’azione scenica successiva. Allo stesso tempo bisognerà essere flessibili, perché ogni singola azione potrebbe determinare la forma della scenografia e addirittura mutarla, in quanto ad essa è indissolubilmente concatenata. Proseguendo abbiamo la scansione filmica. Quest’ultima è la frammentazione dell’azione generale in una serie di nodi d’azione, mettendo così l’accento sui singoli momenti. Lo scopo è quello del rafforzamento emotivo da parte dello spettatore che vede rappresentata ogni singola azione senza che nulla venga lasciato al caso.

“La trasformazione visiva, e quindi filmica, di un'idea o di una scrittura – come dice nell’introduzione Marco Vallora - deve, secondo il regista, trasmettere allo spettatore emozioni e sensazioni che si rivelino utili per un esame critico della realtà che non si fermi alla superficie dei fatti”.

L’inquadratura è l’altro elemento fondamentale per la rappresentazione filmica. Ejzenstein riesce a dare delle indicazioni considerevoli sulla ripresa di una scena. Precisamente spiega come un determinato tipo di ripresa (dall’alto, dal basso, etc.) sia rilevante per determinare la conoscenza del carattere del personaggio ripreso. In questo modo, se un romanzo ci parla di un uomo umile o superbo giocando sulla differenza di altezza e volume, il regista come lo scrittore cercherà di restituire lo stesso significato.
Certamente possiamo asserire che gli appunti di Sergej Michajlovic Ejzenstein siano preziosi non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per gli appassionati di cinema. Il volume è senz’altro una piacevole e interessante lettura che permette di immaginare opere di importanza letteraria come Delitto e Castigo in senso filmico, secondo la guida di un grande maestro dalla “spietatezza compositiva” come egli stesso amava definirsi.

di Francesca Palazzo
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