Il Mercante di Venezia (titolo originale The Merchant of Venice) è un’opera teatrale composta tra il 1596 e il 1597 dal poeta e drammaturgo inglese William Shakespeare, divisa in cinque atti nei quali versi e prosa si alternano.
La trama dell’opera shakespeariana riprende in parte la novella trecentesca Il Giannetto, primo racconto della quarta giornata della raccolta di cinquanta novelle Il Pecorone di Giovanni Fiorentino, scrittore italiano vissuto nel XIV secolo, che probabilmente Shakespeare ebbe modo di conoscere nella traduzione di William Painter. Nel Mercante di Venezia si riscontrano infatti forti analogie nei personaggi corrispondenti a Bassanio, Shylock e Porzia, nonché nella vicenda della penale di una libbra di carne.

È difficile collocare l’opera in una precisa categoria: ha il lieto fine caratteristico della commedia, ma nella sua trama si snoda anche la tragedia umana dell’usuraio Ebreo Shylock, prototipo del diverso per eccellenza. Potremmo dire quindi che Il Mercante di Venezia è un abilissimo intreccio di diversi generi, in ognuno dei quali Shakespeare imprime il sigillo della sua personalità.

In una simmetria quasi perfetta nel testo si affrontano e si contrappongono due mondi, simboleggiati da due luoghi, uno reale, Venezia, e l’altro immaginario o, immaginato, Belmont. Venezia rappresenta il mondo borghese nel quale si svolge la vita diurna, mondo che riflette la realtà, il tempo attuale, il regno dei mercanti; Belmont invece simboleggia l’immaginario, il tempo arcaico, il mondo notturno, fatto di prove d’amore e di amicizia, un mondo senza tempo nel quale la musica è sinonimo di magia e nel quale le passioni sono improvvise e gli amori capricciosi e irragionevoli.
Il tema del contrasto tra due realtà è caro a Shakespeare, tanto che era già stato al centro delle commedie Pene d’amore perdute (1893-1896) e Sogno di una notte di mezza estate (1895), e sarà poi ripreso nell’Otello (1603), nel contrasto tra il “Moro” e i “Bianchi”, contrasto analogo a quello tra l’Ebreo Shylock e i Cristiani nel Mercante di Venezia.
Shylock è un personaggio diviso in sé stesso: se infatti caratterialmente appartiene al mondo fiabesco di Belmont, si trova a vivere anagraficamente nel mondo borghese dei mercanti, mondo nel quale la sua identità muta, si fa incerta, e il “cattivo”, le cui passioni troppo violente non possono trovare spazio in quella realtà, diviene, infine, la vittima.

Verrebbe poi da chiedersi il perché del titolo, dal momento che Antonio, il “Mercante”, non sembra affatto essere il protagonista, sia in termini di battute, sia per il numero di presenze in scena. Antonio non può essere considerato come il protagonista, ma è il personaggio-chiave di tutta la vicenda: se egli non accettasse di prestare all’amico Bassanio il denaro necessario per recarsi a Belmont e chiedere a Portia la sua mano, tutta la storia non avrebbe ragion d’essere. E Antonio è anche la cerniera tra i due mondi: appartiene al mondo borghese e reale di Venezia, ma in lui, affetto da una malinconia di cui non sa trovare la causa, vi è il desiderio di entrare nel mondo arcaico e favoloso di Belmont, il desiderio di mutarsi da mercante attento ai suoi affari in eroe da romanzo cortese.
Ma anche altri personaggi appartengono o vorrebbero appartenere ad entrambe i mondi, e proprio il tema dell’ambiguità divisa tra due mondi, accanto a quello della vendetta che attraversa il personaggio di Shylock e a quello dell’incertezza e delle identità mutevoli, rappresentano le principali tematiche che è possibile riscontrare dall’analisi del Mercante di Venezia.